In alcuni degli ultimi progetti che ho curato abbiamo lavorato sulle questioni di genere; condivido una delle scritture scaturite da questi percorsi, che mi pare esprima bene alcuni vissuti comuni a noi uomini…
Da uomo a uomo
Amico, lascia che ti dica una cosa…
Ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio, ma credo che noi maschi, o almeno molti di noi, ne abbiamo troppi… una montagna di scheletri nell’armadio, come quelli che emergono dalle fosse comuni…
Come maschi, abbiamo ricevuto presto il battesimo della violenza.
Qualcuno, un coetaneo, o un maschio più grande, ci passa il testimone (che , a sua volta, ha ricevuto), esercitando la sua violenza, e costringendoti a fare lo stesso, se non vuoi essere da meno e vivere una vita di inferno, sottoposto alle angherie degli altri maschi.
“Esercita” la sua violenza, perchè come dice la parola stessa non c’è alcuna ragione per quel gesto se non l’esercitarsi alla violenza, l’esercitarsi a quel modo di “essere maschi”, come un qualcosa che deve essere continuamente dimostrato…
Tu hai paura, è normale… ma non fai in tempo a rendertene conto che subito (ed è questo il capolavoro, il salto mortale… ) capisci che è una reazione che devi nascondere, che non puoi accogliere, accettare e condividere con gli amici, ma che devi nascondere, agli altri, e soprattutto a te stesso. Allora impari a strapparla da te, a ricacciarla in qualche punto del tuo corpo… E allo stesso modo impari a strappare e seppellire altre emozioni e reazioni che non si addicono al guerriero senza macchia e senza paura. La tristezza, la tenerezza, la dolcezza, la compassione…. E a furia di strappare e ricacciare questi vissuti, a furia di farlo tutti i santi giorni, ogni santa ora, cominci a sentire una solitudine infinita… Puoi essere allegro, e spesso ti sballi con qualsiasi cosa possa essere utile a darti ebrezza: alcool, droghe sesso, potere… Ma questa solitudine profonda non va via, perché ti sei staccato da una parte di te, la più fragile e vitale, e tu sei come un albero senza più linfa, secco, morto dentro….
Nel frattempo la battaglia fuori continua, non ti puoi rilassare, e in fondo sai che la tua lotta è senza prospettiva, perché in fondo sai che ci sarà sempre qualcuno più forte di te…
Nel frattempo incontri le donne.
Ti hanno detto che le devi conquistare “intortare la donna”, e con gli anni hai sviluppato una certa abilità in questa “arte”; ne vai fiero con te stesso , e te ne vanti con gli amici maschi… Ma scopri ad un certo punto che intimamente sei tu quello che è “intortato”, che cede e cade ne gioco, perché loro, le donne amate, hanno il potere di risvegliare tutto ciò che hai preteso di seppellire per sempre in qualche punto del tuo corpo…. E così tutto quello che hai cacciato giù emerge: sentirsi fragile, sentire che hai bisogno dell’altra, un bisogno infinito di amore e tenerezza… tutto ciò emerge come un fantasma…
Ma se tu non vedi i tuoi fantasmi, e non fai i conti con te stesso, la farei sempre pagare a qualcun altro, e soprattutto a lei.
Io, personalmente, quando emergeva una voce dentro che mi diceva che in fondo io non era il guerriero invincibile che pretendevo di essere, e che presto avrebbero scoperto il mio inganno, che ero un inetto e così via, cercavo di non dare tempo a questa voce di farsi sentire, e subito dicevo che quella che era sbagliata era lei… E me ne andavo. Me ne sono andato via mille volte, lasciando l’altra in lacrime, incapace di capire come mai l’uomo che un attimo prima era lì adorante, ora la disprezzava e l’allontanava come se avesse la lebbra…
Io ho sempre lasciato. Alcuni di noi invece picchiano la propria donna. Lo facciamo come per punire la donna dell’averci ricordato di ciò che siamo veramente, sotto l’armatura di cartone.
Se non vediamo i nostri fantasmi, e non faremo i conti con noi stessi, cercheremo sempre di farla pagare ad altri, e soprattutto a lei…